Stabilizzazione – A partire dalla legge 133\2008 l’Italia ha ridotto le risorse per l’università e la ricerca, in controtendenza rispetto a tutti i paesi OCSE. Negli ultimi 10 anni si è ridimensionata strutturalmente la formazione superiore nel nostro paese attraverso tagli al FFO, blocco del turn-over, contrazione dei fondi per la ricerca e riduzione delle sedi e dei corsi di laurea.
La precarizzazione del lavoro di ricerca e di didattica è diventata una normalità negli atenei italiani, basta pensare che ai circa 50.000 strutturati, si affiancano 3.500 ricercatori di tipo A e circa 2500 ricercatori di tipo B e quasi 15.000 assegnisti di ricerca, necessari per garantire in tutti gli Atenei l’ordinario e fisiologico lavoro didattico, di ricerca e in alcuni contesti persino istituzionale. A questo si aggiungono circa 19.000 persone che svolgono attività di docenza con contratti di supporto alla didattica, spesso banditi a titolo gratuito, nelle università statali.
Ciò è inaccettabile per il presente e il futuro dell’Università. I ricercatori precari dell’Università svolgono attività stabile di ricerca e didattica e stabile deve essere il loro contratto di lavoro.
Ulteriore ingiustizia ai danni dei precari universitari si è avverata con l’esclusione di queste figure dalla cosiddetta Legge Madia che consentirà, tramite un meccanismo di cofinanziamento, la stabilizzazione di un consistente numero di precari in tutti i settori della pubblica amministrazione. Risulta paradossale la discriminazione dei ricercatori precari dell’università, figure analoghe se non addirittura identiche a quelle che operano negli enti pubblici di ricerca, ma ai quali non si offre nessuna prospettiva analoga di stabilizzazione o reclutamento.
Questa lotta contro la precarietà iniziata con l’assemblea del 4 aprile ancora non ha prodotto i risultati attesi.
E’ dunque urgente rimettere in discussione le condizioni di lavoro e di vita di un’intera generazione di ricercatori, per chiedere un piano straordinario di stabilizzazione e reclutamento, in grado di intervenire sulla piaga del precariato e una riforma del preruolo universitario che garantisca condizioni di lavoro adeguate e prospettive. Tutto questo all’interno di un rilancio del sistema universitario pubblico, con una ripresa stabile dei finanziamenti e un intervento normativo per superare le tante contraddizioni prodotte dalla Legge 240/2010 e dai successivi interventi legislativi.
Ne parliamo a Sapienza il 26 Giugno alle ore 15 in auletta sindacale a Palazzo Tuminelli al piano -1 in un primo momento di confronto per iniziare ad organizzarci e rivendicare quello che ci spetta!
FLC CGIL SAPIENZA
ADI ROMA
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