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12 ottobre, in piazza per il diritto allo studio e un futuro migliore

12 ottobre – Nel DEF, il Governo non risponde alla grave carenza di finanziamenti dell’Istruzione e della Ricerca. Tra le priorità dell’esecutivo mancano ingenti investimenti nella conoscenza, indispensabili a rilanciare lo sviluppo economico del Paese e superare la crescente povertà. Per sostenere l’innovazione del sistema produttivo occorre aumentare gli investimenti in istruzione e ricerca rispetto al PIL raggiungendo la media europea: questo sarebbe un reale cambiamento rispetto agli ultimi anni, ma il Governo preferisce continuare a destinare maggiori fondi agli sgravi fiscali, mentre continuiamo ad essere uno degli ultimi Paesi europei per numero di laureati. L’atteggiamento del Governo è di totale chiusura al confronto, al punto che ad oggi Bussetti rifiuta di incontrare le rappresentanze studentesche. È un atteggiamento inaccettabile, in particolare sulla riforma del reclutamento dei docenti della scuola annunciata nella Nota al DEF: il concorso FIT va bandito subito, mentre il ministro deve confrontarsi con le rappresentanze di decine di migliaia di studenti e neolaureati che rivendicano chiarezza sul proprio futuro lavorativo.

Anche sul lavoro le misure previste sono insufficienti. Come riportato anche nella Nota al DEF del Governo, continuano ad aumentare i contratti precari nonostante il DL Dignità. Non basta la riforma dei centri per l’impiego prevista dal programma: una vera ‘guerra alla precarietà’ significa abolire i contratti precari e garantire diritti e tutele a tutti i giovani che entrano nel mercato del lavoro.Vediamo invece molta esitazione e poca chiarezza dopo gli annunci dei mesi scorsi: in particolare sul settore dei Beni Culturali manca l’impegno ad abolire il lavoro gratuito, una forma di sfruttamento di cui lo Stato è il primo utilizzatore nei musei e nei luoghi della cultura. Il 12 ottobre scenderemo in piazza in tutta Italia per rivendicare più risorse nel diritto allo studio e riforme radicali che ci garantiscano un futuro libero dalla precarietà.

Il Governo rinuncia ad una riforma completa dell’alternanza scuola lavoro, limitandosi invece a mettere delle toppe su un sistema che ha semplicemente dimostrato di fallire. La scuola è pesantemente sottofinanziata, gli edifici scolastici sono pericolanti e  mancano di fondi in ogni campo, ma si continua con la linea degli scorsi governi di scarso investimento sulla scuola nelle leggi di bilancio. Continueremo quindi ad avere percorsi di alternanza a pagamento dove solo gli studenti più abbienti potranno permettersi i percorsi migliori; dimezzare le ore ai licei ed aumentarle agli istituti tecnici e professionali poi non è assolutamente una soluzione, l’alternanza non deve essere l’ennesimo strumento con cui si separano come classi sociali diverse questi due indirizzi. Vogliamo che si ricominci ad investire sulla scuola, sul futuro del paese.

Anche in materia di Università la situazione non è differente. All’interno del Programma Nazionale di Riforma, non si parla di superamento, ma di revisione del sistema di accesso al numero programmato, contrariamente anche a quanto annunciato in passato. Superare il numero chiuso è necessario per aumentare il basso numero di laureati nel nostro Paese – solo il 27% contro il 44% della media OCSE tra i 25 e 34 anni – e permettere agli studenti di scegliere il proprio corso di studi. Ma chiaramente per far ciò si dovrebbe prevedere un piano di finanziamenti massiccio sull’FFO di cui invece non si fa alcuna menzione. Inoltre bisogna intervenire sulle gravi  carenze dei servizi per il diritto allo studio. L’aumento degli studenti interessati  dalla no-tax area è positivo ma solo se verranno garantite agli atenei le risorse necessarie ad evitare buchi nei bilanci. Lo scorso anno solo il 38 % dei fuorisede avevano diritto ad una stanza e quest’anno solo a Roma ci sono 3600 idonei non beneficiari di alloggi. Devono quindi aumentare i fondi per il  diritto allo studio, arrivando all’eliminazione della figura dell’idoneo non beneficiario e all’accorciamento dei tempi di erogazione delle borse di studio, partendo dall’aumento e dalla tempestiva distribuzione del fondo per le borse tra le Regioni, per rendere realmente l’Università accessibile economicamente a tutte e tutti. Dal 22 al 26 ottobre come studenti e studentesse universitarie prenderemo parola con la consultazione studentesca “La nostra vita non è un gioco: pra parlano gli studenti” per dire al Governo quali sono i nostri reali bisogni.

Il 12 Ottobre bloccheremo le città e agiteremo il paese: cambiare è davvero possibile, serve una scossa!

Fonte: Rete della Conoscenza 

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