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8 marzo, FP CGIL Roma e Lazio e FLC CGIL Roma e Lazio indicono “Una giornata di mobilitazione, per una battaglia che dura tutto l’anno”

26 febbraio 2019 – Anche quest’anno, per la giornata internazionale delle donne, le nostre Federazioni colgono l’occasione per sostenere e rendere viva la mobilitazione continua, ribadendo i temi politici di genere che caratterizzano la nostra azione sindacale, tutti i giorni, in tutte le sedi di confronto e in ogni posto di lavoro.

Ogni forma di mobilitazione è occasione per sostenere i nostri temi: dal contrasto alla violenza e alle discriminazioni sui luoghi di lavoro, alle disparità di accesso, retribuzione e carriera, al sostegno all’implementazione dei servizi sul territorio, come il potenziamento della rete dei consultori e dei centri antiviolenza, fino alla battaglia storica per la piena applicazione della legge 194, per cui a 40 anni di distanza, l’esercizio dell’obiezione di coscienza del personale sanitario, ha impedito il potenziamento dei reparti dedicati all’interruzione volontaria. Nonostante qualche correttivo, ancora oggi chi vi opera va incontro a carriere penalizzate e turni massacranti, così come non sempre è facile accedere al servizio per le donne che lo scelgono.

Contrastiamo in ogni modo il pericoloso arretramento sulle politiche familiari e di genere da parte di un Governo che ha da subito eliminato la parola “pari opportunità” dal nome dello stesso Ministero e dalla sua agenda politica, introducendo la norma sulla maternità “flessibile”, colpendo l’immigrazione, e di conseguenza anche le donne migranti, e presentando un DdL vergognoso come il 735 “Pillon” o con l’appoggio a esponenti del mondo anti-abortista e dei Family Day, come nel recente caso ISTAT.

Riteniamo tutto ciò uno schiaffo alle faticose conquiste sui diritti di donne e minori avvenute dopo decenni di lotta in questo Paese.

Continuiamo a dare battaglia, anche nella politica locale, agli attacchi delle stesse istituzioni a realtà fondamentali per l’assistenza sociale, sanitaria e familiare alle donne, come la querelle sulla Casa Internazionale, messa al palo per questioni tecnico-economiche, cui sottende una profonda svalutazione delle attività svolte negli anni. Una presenza importante e vitale, come tante altre realtà dell’associazionismo romano, che ha colmato il vuoto di servizi al territorio lasciato nel tempo dalle stesse istituzioni.

La formazione riveste un ruolo centrale e strategico: dall’asilo nido all’università, l’educazione alle differenze deve essere una pratica diffusa che superi la cultura formale delle pari opportunità. Obiettivo della Scuola Pubblica e di tutto il settore della Conoscenza è far emergere le criticità e le relazioni di potere che si instaurano attraverso gli stereotipi maschili e femminili e che spesso sfociano nella violenza, fisica e psichica, di genere.

Mentre vengono tagliati i servizi, continuano a mancare gli asili nido e il pagamento delle mense, non più sostenibile per un numero sempre crescente di famiglie, mette in discussione la frequenza della scuola dell’infanzia e del tempo pieno nella scuola primaria, il lavoro di cura rimane prepotentemente sulle spalle delle donne, ostacolandone la piena realizzazione professionale e sociale.

Oltre alle tante iniziative sui posti di lavoro e all’importante iniziativa Cgil Cisl e Uil al Policlinico Umberto I sulla contrattazione di genere, quest’anno la FP CGIL e la FLC CGIL di Roma e del Lazio hanno scelto di sostenere lo sciopero globale delle donne, che coinvolge in contemporanea circa 50 paesi nel mondo, proclamando una giornata di sciopero regionale per il personale di tutti i comparti. Da sempre al fianco delle iniziative promosse dalla Rete Internazionale “Non Una di Meno”, il pomeriggio dell’8 marzo, dalle 17, parteciperemo con i nostri fazzoletti rossi al corteo che attraverserà la città, da Piazza Vittorio a piazza Madonna di Loreto.

In ogni modo e in ogni luogo, l’8 marzo saremo pronti a ribadire che sui diritti delle donne, dei minori e di tutti coloro che subiscono discriminazioni, non si accettano passi indietro: le questioni di genere, complessivamente intese, come ogni questione che riguarda i diritti fondamentali della persona, sono cultura, prima ancora che norme da attuare.

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