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Documento su occupazioni delle scuole – FLC CGIL Roma e Lazio

Il movimento contro i tagli alla scuola pubblica statale ha animato le piazze italiane da settembre ad oggi, in un tormentato inizio di anno scolastico 2012/13 a causa del dimensionamento, delle riduzioni di organico, il CCNL bloccato dal 2009, dell’indizione del concorso per il personale docente, della mancata comunicazione alle scuole da parte del Miur del Fondo di Istituto, mettendo a serio rischio il miglioramento dell’offerta formativa.

Un movimento largo che, per la prima volta dopo tanti anni, ha visto scendere in piazza insieme tutte le componenti della comunità scolastica: docenti, ata, genitori, studenti.

Tutti uniti contro il de-finanziamento pubblico e contro il ddl 953 ex Aprea che stravolge  e restringe la democrazia rappresentativa negli organi collegiali, aprendo la strada ai privati nell’elaborazione del piano di offerta formativa.

Dopo lo sciopero di categoria del 12 ottobre, l’oceanica manifestazione di sabato 10 novembre e l’alta partecipazione allo sciopero generale euro-mediterraneo del 14 novembre, continua senza sosta la protesta delle scuole attraverso mozioni e documenti votati nei collegi e nelle assemblee sindacali oltre che di occupazioni a catena degli istituti da parte degli studenti, sintomo che la comunità scolastica sente su di sé il peso della responsabilità nel respingere questo disegno di smantellamento finale dell’istruzione in Italia.

 Proprio sull’utilizzo delle pratiche di lotta stanno nascendo dibattiti intensi negli istituti superiori romani tra studenti, docenti e genitori e registriamo una distanza che si sta delineando tra l’ammissibilità della forma di occupazione e le altre forme di protesta alternative che non incidono sulla didattica.

 Come Flc Cgil Roma e Lazio intendiamo prendere posizione in merito perchè ci sta a cuore la durata e l’unitarietà di questo movimento composito, che è stato in grado di vincere una battaglia attraverso la sua forza nella mobilitazione ottenendo il ritiro di quella norma vergognosa che prevedeva il prolungamento dell’orario di didattica frontale settimanale da 18 a 24 ore nelle secondarie all’interno del decreto stabilità.

 Unitarietà e progressività nel tempo perché è una battaglia lunga che non si ferma all’esistente già duramente colpito in questi anni. Sono questi gli elementi  imprescindibili, a nostro avviso, per far sì che la scuola pubblica statale nel suo complesso ritorni a essere protagonista e vinca tutte le battaglie in campo con investimenti in risorse economiche e umane, non è più tempo di anacronistiche divisioni tra studenti e lavoratori sull’ammissibilità delle pratiche.

 Dopo lo strappo effettuato dalla norma delle 24 ore o dalla proposta di riconversione dei docenti inidonei sui profili ATA l’Flc e contestualmente tutto il movimento del personale ha assunto come forma di lotta l’emersione del lavoro sommerso, qualificando lo stesso con la correzione dei compiti all’aperto o il blocco delle attività aggiuntive e delle funzioni strumentali. Fare emergere l’orario di lavoro effettivo che qualifica la qualità della didattica o del supporto alla stessa. E’ chiaro che il corpo docente e ata sia intenzionato a proseguire una protesta che non metta a rischio l’anno scolastico dopo mesi di ordinarietà forzata ed extracurricolarità quasi inesistente per le reticenze sul Fis.

Gli studenti in piena autonomia hanno tutto il diritto di scegliere le forme di espressione del dissenso, un dato interessante emerge nei corsi autogestiti e nei momenti di discussione collettiva. Momenti che stanno coinvolgendo settori della cittadinanza attiva e autorevoli esponenti della cultura e dell’associazionismo. Anche il sindacato è invitato a questi momenti di confronto accettando ben volentieri la discussione in merito al precariato e ai temi del lavoro atipico o la funzione storica del lavoro e dei lavoratori nei cambiamenti della società italiana.

Inoltre si registra una seria condotta nella tenuta delle aule e dei piani occupati, a parte qualche raro caso normale di frizione iniziale coi dirigenti scolastici che stanno  gestendo con professionalità la situazione. Segno di maturità e di valore allo spazio-scuola pur esonerato temporaneamente della sua funzione ordinaria.

Emerge dagli studenti non solo una coscienza delle proprie condizioni e della contrarietà a provvedimenti che precarizzano il nostro e il loro presente e istituiscono la precarietà o la disoccupazione acculturata nel futuro, ma emerge anche la maturità delle forme di lotta alternative che non blocchino la didattica.

Pur nell’autonomia delle deliberazioni degli organi collegiali sulle occupazioni, l’Flc Cgil Roma e Lazio sostiene le ragioni e le proteste che gli studenti stanno mettendo in campo e invitano i lavoratori della scuola, insieme ai genitori, a costruire alla pari forme alternative di lotta insieme agli studenti che non pregiudichino la didattica ma che portino all’esterno e nelle piazze lo straordinario protagonismo e la creatività di questo movimento.

Bisogna recuperare esperienze innovative di mobilitazione anche nei giorni festivi; con creatività dobbiamo coinvolgere i cittadini, perché il mondo del lavoro si è rimesso in cammino con proposte chiare e condivise nelle piattaforme sul futuro della scuola pubblica.

Crediamo che la didattica sia una forza del movimento, un bene comune da tutelare ed esportare nei settori più reconditi di una società ancora troppo dormiente e dedita in maniera sempre più preoccupante ai populismi. Figli dell’assenza di diffuso pensiero critico.

Andiamo avanti fino a che le nostre ragioni fermino il declino di scelte politiche scellerate e distanti dalla realtà di chi studia e di chi lavora.

La FLC CGIL,

nonostante la revoca da parte di CISL UIL SNALS e GILDA,

CONFERMA per sabato 24 novembre

LO SCIOPERO e la MANIFESTAZIONE

a Roma a PIAZZA FARNESE dalle ore 9:30

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