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Il governo non tutela il sistema universitario!

Soffia ancora il vento dell’austerity sulla pubblica amministrazione e l’università: il governo esce dalla contrattazione europea imponendo un nuovo blocco delle assunzioni. Alla lettera h del maxiemendamento alla legge di bilancio si legge che le università, tra gli altri, “non possono effettuare assunzioni di personale a tempo indeterminato con decorrenza giuridica ed economica anteriore al 15 novembre 2019”. Un taglio che dovrebbe generare un risparmio previsto di circa 70 mln.

L’emendamento colpisce prevalentemente i passaggi di carriera, in particolare le conferme degli RTDb ed i passaggi da altre posizioni precarie (assegnisti e RTDa) a professore associato. Questo emendamento è la pietra tombale sulla residua credibilità del governo nei confronti del mondo universitario. Si introduce una inaccettabile discriminazione tra chi ha già preso servizio e chi, per motivi amministrativi, dovrebbe farlo a partire da gennaio, e si certifica che le belle parole sul reinvestimento nella ricerca e nell’innovazione erano solo una presa in giro per racimolare i voti di un mondo che già troppe volte ha pagato sulla sua pelle le scelte politiche dell’ultimo decennio.

La maggioranza ha giocato con promesse altisonanti e proclami belligeranti, soltanto per poi colpire chi vedeva a breve, finalmente, la prospettiva di una stabilizzazione, e invece resterà ancora una volta senza certezze riguardo al proprio futuro.

Ancora una volta il governo ha perso l’occasione per adottare le misure necessarie per mettere in sicurezza il sistema universitario, anzi decide di usare questo comparto per fare cassa. Quello che serve è invece un piano ordinario pluriennale di reclutamento, che vada oltre gli insufficienti piani straordinari RTDB, incapaci anche solo di sopperire alla mole di pensionamenti annuali. Ad oggi, infatti, mancano circa 20.000 posizioni tra reclutamento di ricercatori e avanzamenti di carriera per portare il sistema universitario ai livelli pre-2008.

Sebbene una tantum, questa misura è un precedente gravissimo che mette a serio rischio la programmazione in tutto il comparto universitario, perché non c’è alcuna garanzia che questa sospensione temporanea non diventi strutturale nel futuro. La mobilitazione di Ricercatori Determinati proseguirà con ancora più forza dopo questa ennesima presa in giro da parte del governo.

Fonte: Ricercatori Determinati

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