Bozze decreto scuola su formazione e carriera: misura e valutazioni

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In queste ore continuano a circolare testi ufficiosi del decreto legge riguardante reclutamento e formazione e carriera dei docenti, per cui ci limitiamo a commentare ciò che leggiamo sugli organi di stampa. Non possiamo fare a meno di notare che, dalle slide della settimana scorsa, si è passati all’ufficialità della presenza di un decreto legge in consiglio dei ministri.

Un fatto appare evidente: non esiste da parte di questo Governo la volontà del confronto con le forze sociali, ma si continua a procedere con imposizioni di legge su materie che riguardano il contratto di lavoro. Dopo che le lavoratrici e i lavoratori della scuola, con quasi un milione di voti, hanno legittimato l’azione delle organizzazioni sindacali, un governo tecnico nato sulle emergenze che caratterizzano la storia del nostro Paese in questa fase, alla vigilia del rinnovo del Parlamento, decide di non confrontarsi con le forze sociali su temi fondamentali come reclutamento, formazione e carriera dei docenti. Ma veniamo al provvedimento in merito alla formazione e la carriera dei docenti (per la questione specifica del reclutamento rinviamo ad altra nota).

Il contenuto del decreto

Rispetto alle slide presentate nell’incontro precedente il meccanismo appare un po’ cambiato.

Ora si prevede anche un’appendice contrattuale ma del tutto marginale. Non si parla più di accelerazione di carriera ma di un incentivo economico la cui misura è da definire in contratto.

Per questa operazione non si stanziano nuovi fondi ma si utilizzano quelli della card.

 
Ecco in sintesi le misure che il Decreto legge prevede:

  1. formazione obbligatoria in orario di servizio per tutti sulle competenze digitali (le risorse, in attesa di utilizzare integralmente a regime quelle della card docenti, in prima battuta, sono poco più di 80 mln di euro!)
  2. un secondo sistema formativo aggiuntivo al primo che consiste in:
    • un corso formativo che dura tre anni
    • ore aggiuntive settimanali pagate dal MOF
    • percorsi definiti dalla Scuola di Alta formazione in contenuti e struttura
    • accesso volontario per tutti ma obbligatorio per i neo-immessi in ruolo (sic!)
    • verifiche annuali e al termine del corso secondo indicatori di performance decisi dalla Scuola di Alta Formazione
    • verifica effettuata dal Comitato di valutazione di scuola integrato da un DS di altra scuola
    • superamento del corso che dà diritto ad incentivo da decidere in sede contrattuale (in sede contrattuale si decidono anche le ore di attività aggiuntiva)
    • incentivo selettivo e non universale (in prima battuta e fino al contratto va solo al 50% degli interessati) (ancora incerta la somma destinata a tale scopo).
  3. la Scuola di Alta formazione definisce anche percorsi di formazione per figure professionali di docenti a supporto dell’autonomia scolastica (ogni scuola si sceglie le figure necessarie)

Per concludere:

  1. Un  meccanismo non universale e che utilizza risorse già della scuola, quelle della card docente e quelle del MOF. Come a dire: togliamo risorse già destinate a tutta la platea docenti per darli ad una platea ristretta;
  2. Un organismo (la Scuola di Alta formazione) di vertice che tutto predispone, di tutto dispone e tutto controlla.

Le nostre valutazioni

Come ribadito nel comunicato stampa unitario di ieri la FLC CGIL ritiene che su queste basi non vi sia spazio alcuno di confronto. Il Governo e il Ministro devono ritirare questo decreto per aprire finalmente il confronto sul contratto, individuando le risorse necessarie perché in quella sede si affrontino i contenuti riguardanti il rapporto di lavoro.
In caso contrario essi si assumeranno la grave responsabilità di gettare le scuole nel caos, di turbare la conclusione dell’anno scolastico già fortemente provato dalle difficili condizioni vissute con la pandemia, di aprire uno scontro con la docenza italiana che ben altro si attendeva dal Governo: contratto, atto di indirizzo, aumenti salariali, investimenti.

Il comparto Istruzione e Ricerca è l’unico comparto colpito in maniera incomprensibile da un grave ritardo nell’emanazione dell’atto di indirizzo per il rinnovo del CCNL 2019/2021 che di fatto impedisce l’apertura delle trattative in sede Aran nonostante il triennio di riferimento sia già scaduto.  

In questa situazione, in caso di persistenza della suddetta proposta, la FLC CGIL non può che passare la parola ai lavoratori che dopo il voto per il rinnovo delle RSU dovranno mettere in campo le necessarie azioni di lotta. 

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