Il comunicato FLC CGIL Istat: affrontare malcontento e carenza personale

Il comunicato FLC CGIL Istat: affrontare malcontento e carenza personale

Siamo in un momento importante per la storia dell’Istat. Oltre alla vicenda 3-I, che rischia di sconquassare pesantemente le attività di tutto l’ente, in queste settimane, e da qui a fine anno, andranno a incastrarsi gli esiti di tante procedure di reclutamento e di valorizzazione professionale. Percorsi insufficienti, spesso concepiti male e portati avanti ancora peggio, ma che ora possono cominciare a dare, nonostante tutto, una risposta al malessere diffuso, evidenziato nel comunicato n. 52 della DCRU, che ha certificato la difficoltà in cui versa l’Istituto.

I bandi del 2018 erano scritti male e – soprattutto al I livello – destinati ad “aree” davvero molto specifiche.

Per il II livello quei concorsi sono stati condotti con un’ottica da concorso universitario, con commissioni completamente affidate a professori esterni, riservando un trattamento umiliante a colleghe e colleghi: ricercatori e tecnologi che da anni tengono in piedi unità operative e iniziative – ovvero le attività quotidiane dell’Istituto, di produzione, amministrative e informatiche – che in molti casi non sono stati nemmeno ammessi all’orale.

La prima questione che si dovrà sciogliere in questi giorni è nota da mesi: si tratta  dei concorsi di III livello banditi nel 2018, che contenevano una soglia minima di punteggio (80) totalmente insensata, frutto probabilmente di un errato copia/incolla nel testo del bando.

A inizio marzo, dopo il pasticcio delle prime commissioni – che hanno ammesso all’orale candidati non in grado matematicamente di arrivare a 80 punti – l’Istat aveva aperto uno spiraglio, pubblicando un invito a presentarsi ugualmente agli orali, in quanto l’amministrazione stava “conducendo un approfondimento giuridico volto a valutare l’eventuale possibilità di operare, a conclusione della procedura, la revisione del punteggio limite di 80/100 quale soglia minima per l’inserimento nella graduatoria utile del concorso”.

A più di 4 anni dal loro stentato avvio, oggi le procedure sono tutte concluse, dopo aver impiegato tutta la durata della presidenza Blangiardo.

L’Istat ha davanti, secondo noi, solo due strade

La prima è quella di non eliminare la soglia e procedere a un’assunzione solamente di chi l’ha superata, che è l’ipotesi prospettata nell’incontro di giovedì 29 settembre dall’Amministrazione. Questa strada, che porterebbe al passaggio al III livello una settantina di colleghe e colleghi e all’assunzione di una quindicina di nuovi ricercatori e tecnologi, ha tanti svantaggi. Deluderebbe le aspettative di decine di colleghe e colleghi, che rimarrebbero ancora una volta sottoinquadrati, senza nemmeno un’idoneità formale, costretti a sperare nelle procedure da Articolo 22 e nel nuovo concorso, sottoponendosi nuovamente a prove orali e scritte, sottraendo tempo alle attività. Non intaccherebbe se non minimamente la grave carenza di personale delle strutture, visto l’alto numero di idonei esterni sotto soglia. Darebbe luogo a probabili contenziosi, a causa della evidente insensatezza del modo di procedere dell’Istat, con aree che non produrrebbero nemmeno un vincitore. Avrebbe inoltre come esito una distribuzione totalmente insensata e sperequata delle assunzioni, che in base alla “generosità” delle commissioni (anche solo perché alcune hanno finito dopo e si sono accorte dell’errore), saranno tante in alcune aree, e in altre saranno addirittura azzerate.

L’altra strada, che l’amministrazione non ha escluso, è quella di togliere immediatamente la soglia, e di scorrere le graduatorie subito con le risorse già stanziate per quei concorsi.

Si dice che non ci sarebbero i soldi, o meglio che sarebbe complicato spostarli da una posta all’altra, a causa della nuova modalità di costruire il bilancio, adottata quest’anno all’Istat. Ma proprio grazie al budget costruito secondo il principio economico patrimoniale, l’attuale piano di fabbisogno stanzia per queste procedure, per gli ultimi 4 mesi dell’anno, 739.718,82 euro, cioè un terzo dell’intera cifra necessaria per coprire l’assunzione di tutti i 42 vincitori (nell’ipotesi teorica che siano esterni), perché era prevista l’assunzione al 1° settembre. Rinviando, come è evidente che avverrà, le immissioni in ruolo (ad esempio al 1° novembre), con la stessa cifra si potrebbe assumere personale corrispondente a un budget teorico annuale doppio rispetto a quello iniziale (2.219.156,46 euro). Quindi, appostando le stesse risorse già previste (739.718,82 euro) su due mesi, si potrebbero assumere sia tutti gli interni sia tutti gli esterni che hanno superato l’orale.

La soluzione dello scorrimento totale (eliminando la soglia) è l’unica che garantirebbe l’assenza di contenzioso. Da quel che ci risulta, infatti, non vi sono casi di persone che non si sono presentate agli orali perché pensavano di essere sotto soglia, e non ci sarebbero controinteressati, né interni né esterni.

Questa soluzione sarebbe inoltre in grado di dare finalmente una prima risposta credibile al problema del sottoinquadramento all’Istat e – abbinata all’Articolo 22 – darebbe quindi un vero segnale di attenzione da parte dei vertici dell’Ente al personale che svolge funzioni superiori al proprio titolo di studio, o che comunque ha un contratto che non corrisponde alle proprie qualità professionali.

Scorrendo tutte le graduatorie infine, ma per chi dirige l’Istat dovrebbe essere il primo obiettivo, si risponderebbe – subito, non fra mesi – a quella crisi demografica dell’Ente, che da anni non regge il passo del turnover e che ha buchi in tutti i settori: da quelli di produzione a quelli informatici e amministrativi.

Non esistono secondo noi soluzioni intermedie, come l’abolizione della soglia solo per alcune aree. Sarebbero comunque oggetto di contenzioso, creerebbero scontenti, darebbero risposte molto parziali sia alle aspettative del personale, sia al fabbisogno dell’Istituto.

La seconda strada, quella dell’eliminazione della soglia e dello scorrimento immediato, è quella largamente preferita dal personale, come emerso dall’assemblea del 29 settembre, e dalle organizzazioni sindacali. Tale soluzione è anche appoggiata, da quanto ci risulta, da una parte dei capi dipartimento, direttori e capi servizio: auspichiamo che in questi giorni diventi patrimonio di tutti i responsabili delle strutture a vario livello, che devono fare sentire la propria voce negli organismi preposti, a cominciare dal comitato di presidenza.

Non nascondiamo quale sia l’unico vero ostacolo per questa opzione, che non è né finanziario né di natura legale, ma politico. Significherebbe infatti stanziare, di fatto, per quei concorsi – banditi dall’ex presidente Alleva – una cifra, a regime, pari a circa 3 milioni e 700 mila euro, ovvero quasi 1 milione e mezzo più di quanto stanziato ad oggi, sottraendo quindi, almeno nella programmazione, risorse per il concorso dei 100 posti di III livello che il presidente Blangiardo vuole bandire prima della scadenza del suo mandato.

Ricordiamo che in parte queste risorse possono essere recuperate da quelle che l’ultimo aggiornamento del Piano di fabbisogno stanziava per 2-8 “scorrimenti da diversi profili tecnologici o di ricerca” (che sarebbero immediatamente utilizzabili) e che in ogni caso per i concorsi da ricercatore e tecnologo nuovi erano previsti 440 mila euro già nel budget 2022, che evidentemente non saranno spesi. Per il nuovo concorso da 100 III livello, a regime, sono stanziati 5.285.568,35 euro. Anche sottraendone una parte per dirottarli dal 2023 per lo scorrimento integrale dei concorsi III livello 2018, rimarrebbe quindi spazio per bandire fin da subito più di 70 posizioni nuove, che certamente potranno essere integrate nel corso del 2023 con tutte le risorse che lo stesso piano di fabbisogno indicava, senza considerare aumenti del budget per le assunzioni, che noi riteniamo non solo possibili ma necessari.

Anche per il II livello valgono ragionamenti analoghi, seppure ricordando che i concorsi 2018 sono stati molto deludenti per una larga parte del personale. Prevedere uno scorrimento, anche solo in base ai fondi stanziati (1 milione e 200mila euro), consentirebbe di andare ben oltre i vincitori, grazie al gran numero di colleghe e colleghi interni presenti in lista, liberando quindi l’art. 15 da inutili prove orali e da graduatorie lunghissime e inutilizzabili. Anche in questo caso, l’investimento previsto nel piano di fabbisogno per il 2022 era relativo a 4 mesi, considerando le assunzioni al 1° settembre, quindi – spostando come è evidente le immissioni in ruolo al 1° novembre – ci sarebbero le risorse già appostato per uno scorrimento integrale.

E infine lo stesso si può prevedere per tutti gli altri strumenti assunzionali: il concorso per 100 Cter (le assunzioni erano previste per il 1° agosto!).

Per il 2023 si possono poi creare tutti gli aggiustamenti necessari, prevedendo un incremento delle risorse.

Siamo quindi al momento della verità. Il presidente Blangiardo si assumerà la responsabilità di una scelta che finalmente potrebbe trasformare un problema in un’opportunità, ottenendo il consenso del personale, o come per la 3-I e per altre vicende dell’Istituto prenderà l’ennesima decisione sbagliata e deludente per quasi tutti? Magari è distratto perché troppo impegnato ad autoproporsi come membro della nuova compagine governativa, visto che mercoledì 12 ottobre è prevista la sua partecipazione a un’iniziativa di Pro Vita con l’obiettivo di creare un “Sottosegretario per la Terza Età presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali”? Ricordiamo che lo sciopero con un’adesione inaudita di giugno era anche sulle politiche del personale

La FLC CGIL, nel caso in cui l’esito sia quello avversato dalle lavoratrici e dai lavoratori, metterà in campo tutte le azioni di contrasto, anche sul piano legale; nel caso in cui l’esito sia invece positivo lavorerà affinché il percorso di attenzione al personale prosegua non solo concludendo tutte le procedure in corso (Artt. 22, 15, 42 e 53, concorso di VI livello Cter) entro la fine dell’anno, ma anche prevedendo subito dopo un nuovo concorso al III livello che tenga conto dell’esperienza interna e nuove procedure di valorizzazione del personale (articolo 15 e articolo 54). Ci sembra evidente, e lo diciamo da anni, che l’Istat ha bisogno di procedure sia di reclutamento sia di  valorizzazione frequenti e ripetute, con criteri stabili e soprattutto con una durata molto inferiore.

FLC CGIL ISTAT, 11 ottobre 2022

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