Giovedì 10 febbraio si sono svolti due incontri. La mattina – durante l’incontro di contrattazione – si è parlato di salario accessorio, benefici assistenziali e lavoro agile. Il pomeriggio si è riunito l’organismo paritetico per l’innovazione, che ha affrontato ancora una volta il tema del lavoro agile ordinario.
Per quanto riguarda il salario accessorio, ancora non è stata definita la versione “corretta” dell’accordo 2020 (che dovrà valere anche per 2021 e 2022), che i ministeri vigilanti dovrebbero accettare, per quanto riguarda la produttività.
Ricordiamo che la chiusura del 2020 è necessaria per erogare tutti gli emolumenti arretrati, e aggiornare l’indennità di ente mensile. Il 2021 è fondamentale per “asseverare” la procedura art. 53 che si è tenuta lo scorso anno. Il 2022 è invece determinante, soprattutto per tentare di risolvere, per quanto possibile, la forte stortura creata con il mancato scorrimento delle graduatorie dell’art. 53 del 2018.
Mercoledì 16 febbraio, non avendo ancora ricevuto aggiornamenti è stata inviata una nota unitaria per sollecitare una chiusura di tutti e tre gli accordi.
Sui benefici assistenziali, è stato finalmente presentato un primo bilancio dell’introduzione dell’ISEE per la richiesta di una parte dei contributi. Pur rivelandosi uno strumento efficace, risultano ancora troppi i colleghi che hanno preferito non presentare l’ISEE: auspichiamo che questa quota diminuisca. In ogni caso, per la distribuzione del 2019 esiste un’ipotesi di accordo, ma rimangono alcuni problemi annosi: la costituzione del fondo (la richiesta inviata lo scorso luglio dall’Istat non sembra avere avuto ad oggi nessuna risposta), la possibile introduzione di una polizza sanitaria e l’estensione dei contributi a scuole materne ed elementari private.
Sul lavoro agile, la mattina è stato presentato un possibile protocollo d’intesa, ancora mancante di varie parti. Nel pomeriggio si è parlato di due “modelli” possibili.
Il primo assomiglia a quello già presente nel POLA dell’anno scorso. Prevede, invece delle 3 fasce, un’articolazione puntuale delle giornate in lavoro agile mensili (da 5 a 16), in accordo col dirigente.
Il secondo prevede invece 11 giorni di lavoro agile uguali per tutti ogni mese, da gestire “liberamente” anche su più mesi.
Come organizzazioni sindacali, stiamo predisponendo unitariamente una serie di richieste di modifica al primo modello, volte a includere tutte le casistiche, nonché ad attenuare il potere del dirigente sulla possibilità di effettuare il lavoro agile e in che quantità.