“Maturità 2023”: le indicazioni sulle prove scritte e orali

Scuola: una scheda sulla costituzione delle commissioni per la Maturità 2022/2023

“Maturità 2023”: il Ministero ha pubblicato e inviato alle scuole il Decreto Ministeriale 11 del 25 gennaio 2023 sulle modalità dell’esame di Stato del secondo ciclo e la composizione della commissione d’esame, dando attuazione a quanto anticipato dalla nota ministeriale del 30 dicembre 2022. Il 21 giugno 2023, dopo tre anni caratterizzati dai cambiamenti dovuti all’emergenza Covid, avrà inizio l’esame di “Maturità 2023”, conclusivo del secondo ciclo con le modalità di valutazione finale previste dalle disposizioni normative previgenti, ovvero dal Decreto Legislativo 13 aprile 2017, n. 62.

Queste in sintesi le principali indicazioni.

Requisiti di ammissione:

  • frequenza per almeno tre quarti del monte ore annuale previsto;
  • svolgimento, durante il corrente anno scolastico, delle prove INVALSI, quale requisito di ammissione (la normativa non prevede connessioni fra risultati delle prove INVALSI ed esiti dell’esame di Stato);
  • anche per l’anno scolastico 2022/23, si prescinde dal requisito obbligatorio per gli studenti interni circa la frequenza dei Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento (PCTO) e per i candidati esterni dalle attività assimilabili all’alternanza scuola-lavoro. Le esperienze maturate nei PCTO possono costituire comunque parte del colloquio (Decreto legge 198 del 29 dicembre 2022, cosiddetto Milleproroghe, art.5 comma 11).

L’esame di “Maturità 2023” prevede:

  • una prima prova scritta di italiano, predisposta a livello nazionale, che si svolgerà il 21 giugno, comune a tutti gli indirizzi di studio, con durata massima di 6 ore. I candidati potranno scegliere tra sette tracce, trasversali a tutti gli indirizzi di studio, che potranno fare riferimento agli ambiti artistico, letterario, storico, filosofico, scientifico, tecnologico, economico, sociale;
  • una seconda prova scritta sulla disciplina caratterizzante il corso di studio come da tabelle allegate al D.M. 11/2023: per tutti gli indirizzi di studio sarà predisposta a livello nazionale su una specifica disciplina, ad eccezione degli istituti professionali di nuovo ordinamento, per i quali “le seconde prove vertono sulle competenze in uscita e sui nuclei fondamentali di indirizzo correlati”. Lo svolgimento della seconda prova scritta trova applicazione anche nelle scuole italiane all’estero, nelle quali è affidata al commissario interno la lingua straniera che è veicolare nel Paese in cui ha sede l’istituzione scolastica;
  • un colloquio (disciplinato dall’art. 17, c.9, del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 62) per accertare il conseguimento del profilo educativo, culturale e professionale della studentessa o dello studente. Il colloquio si svolge dall’analisi, da parte del candidato, del materiale predisposto dalla commissione all’inizio di ogni giornata di colloquio, costituito da un testo, un documento, un’esperienza, un progetto, o un problema. La commissione d’esame di “Maturità 2023” terrà conto delle informazioni contenute nel Curriculum dello studente, sarà possibile fare riferimento all’esperienza dei PCTO.

La valutazione finale resta fissata in centesimi, con un punteggio massimo di 40 punti attribuito al credito scolastico, 20 punti attribuiti alla prima prova scritta, 20 punti alla seconda prova scritta e 20 punti al colloquio finale.

La commissione d’esame è formata da un presidente esterno all’istituzione scolastica, tre docenti membri interni all’istituzione scolastica e tre docenti membri esterni.

Le nostre valutazioni

La FLC CGIL ha ribadito più volte che la valutazione, anche e soprattutto durante l’esame di Stato, non dovrebbe rappresentare uno strumento astratto di misurazione formale, ma, al contrario, l’esame di “Maturità 2023” stesso dovrebbe costituire, soprattutto in uno dei momenti considerati memorabili nella storia personale di ciascuno studente, una esperienza formativa per un apprendimento significativo.

Il credito maturato nel secondo biennio e nell’ultimo anno di corso assume un vincolo notevole nella determinazione del voto finale, sottovalutando l’elemento di crescita e di maturazione delle studentesse e degli studenti nella complessa fase adolescenziale tra i 15 e i 18 anni. L’introduzione del Curriculum extrascolastico dello studente può essere apprezzabile se costituisce uno strumento per la rappresentazione organica delle esperienze scolastiche e formative realizzate dagli studenti durante il triennio finale delle scuole secondarie di II grado, ma se utilizzato ai fini valutativi nel colloquio rischia di diventare una misura discriminatoria e pedagogicamente errata, perché dà valore alle differenze e diseguaglianze che, inevitabilmente, provengono da esperienze extrascolastiche maturate in contesti familiari, sociali, culturali ed economici estremamente diversi. Rispetto alla prova orale, proprio nell’ottica di offrire alle studentesse e agli studenti che affrontano l’esame di “Maturità 2023”, un’occasione di apprendimento significativo in funzione dell’autoverifica, sarebbe opportuno tornare ad un colloquio che prende avvio dalla predisposizione di un elaborato multidisciplinare. Permangono le contrarietà già espresse relative alla obbligatorietà dei PCTO (al momento ancora sospesi per un anno), sui quali si sta conducendo una approfondita analisi in un tavolo di lavoro già iniziato tra ministeri e sindacati, che potrebbe portare a importanti modifiche.

Il requisito obbligatorio della partecipazione alle prove INVALSI ci ha sempre visti contrari, poiché riteniamo che la valutazione del sistema non vada confusa con la valutazione degli apprendimenti che compete alle scuole, ai gruppi dei docenti, ad ogni singolo insegnante. Peraltro, l’utilizzo di questi test anche in contesti estranei all’analisi del sistema, è diventata sempre più pervasiva e pericolosa.

L’esperienza della pandemia non ha cambiato nulla nell’approccio pedagogico a questo importante appuntamento nella vita dei nostri giovani, il Ministero ha riavvolto il nastro a “quel che era prima”. La FLC CGIL considera necessario, dopo quel che abbiamo attraversato, un complessivo ripensamento dell’attuale modello di insegnamento/apprendimento che mal si adatta a promuovere e diffondere la cultura di una didattica inclusiva. Sarebbe opportuno avviare un ragionamento a monte degli esami di stato conclusivi e, seguendo il passo di un ampio dibattito che si è aperto nella categoria e tra i pedagogisti, ragionare di valutazione formativa nella scuola secondaria per promuovere e sviluppare, nei docenti e negli alunni, le capacità di riflessione, autoanalisi e autoregolazione.

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