In merito ai recenti episodi di violenza accaduti in diverse parti d’Italia e che hanno visto come parte lesa dei docenti, la FLC CGIL chiede una risposta dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca. Il sindacato si costituirà parte civile in sede legale, come spiegato nel comunicato sottostante, assumendo una posizione chiara e di assoluto contrasto a questo ricorso alla violenza che è contrario ad ogni norma di civiltà che regola il nostro vivere e mina profondamente la legittimità della scuola come istituzione.
Roma 10 aprile – Gli episodi di violenza di cui, con drammatica frequenza, sono fatto oggetto i docenti sono eventi inammissibili che la FLC CGIL stigmatizza fermamente e che devono avere una risposta dalle pubbliche istituzioni. Perché, quando accadono fatti ed eventi drammatici come questi, significa che la solidarietà e la legittimità della istituzione scuola viene messa in discussione.
Ciò che accade mette in evidenza che drammaticamente viene meno la distinzione che pure fonda i sistemi dell’istruzione: da un lato la costruzione dei limiti educativi da parte delle famiglie che una volta, ma evidentemente non più oggi, consegnavano alle scuole bambini e adolescenti abituati al no e al rispetto delle regole; dall’altro lato la funzione centrale della scuola identificata correttamente e prioritariamente come agenzia di acquisizione dei saperi e della conoscenza e che contestualmente all’istruzione rafforza e consolida modelli educativi socialmente condivisi.
Se è così e se si deve prendere atto che la scuola è rimasto l’unico vero presidio educativo oltre che culturale del paese occorre, allora, soprattutto investire nella scuola, perché se si percepisce che essa non è centrale, la considerazione sociale viene meno e le conseguenze possono essere anche di questo tipo.
“Occorre anche attivare strumenti di difesa per il docente che poi sono quelli previsti dalla legge – dichiara Francesco Sinopoli, segretario generale della FLC CGIL – il docente deve ricorrere al giudice, ma in una situazione straordinaria come quella di oggi, riteniamo che la scuola dell’autonomia debba costituirsi parte civile, come deve fare a mio avviso anche il sindacato, esattamente come avviene in situazioni di analoga emergenza dove esistono norme generali da far valere per cui serve un segnale prima di tutto culturale, non trattandosi ormai più solo di fatti isolati”.
“Ma soprattutto va recuperato il prestigio delle istituzioni scolastiche, continua Sinopoli. Abbiamo iniziato a farlo con il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro la cui pre intesa è stata siglata a febbraio, dopo nove anni di vacanza, in cui abbiamo voluto inserire innanzitutto norme tese a superare le inconcepibili pretese della legge 107 di trasformare le nostre scuole in aziende, in costante competizione quasi mercatistica tra loro, e i docenti in meri funzionari e non educatori”.
Il contratto ha fatto un grande passo avanti proprio in materia di educazione delle nuove generazioni, introducendo il concetto di “comunità educante” nel quale si vuole far emergere il tratto “educativo” del sistema di istruzione coinvolgendo in questo compito tutto il mondo adulto che nella scuola opera: non solo la docenza, ma la dirigenza, il DSGA e tutto il personale ATA. Ma queste nuove linee di azione sono solo il punto di partenza perché si ripristini esplicitamente il patto educativo fra scuola e famiglia che una volta era implicitamente e socialmente accettato e che ora drammaticamente viene messo in questione da tali inaccettabili episodi.