ENEA: la riapertura delle attività sta avvenendo in modo confuso e senza un rigore nella sicurezza

Riapertura ENEA

Restiamo in attesa di un incontro con il nuovo presidente, dopo il suo insediamento, per conoscere direttamente gli orientamenti che si vanno maturando per l’ente rispetto alle priorità programmatiche come anche per il complesso della gestione. Ci sembra prioritario per un rilancio positivo dell’ente un confronto sui temi della programmazione e dei finanziamenti, con un bilancio dell’attuale modello di governance, oltre a quello superdimensionato delle strutture e delle modalità di nomine. Riteniamo importante su questi temi istaurare un dialogo, un confronto costruttivo, poiché tutte le questioni che si affrontano giornalmente derivano spesso dalle scelte fatte a monte sugli assetti, sugli obiettivi, sulla ripartizione delle responsabilità.  Non è positivo operare con una incertezza istituzionale, magari riaprendo tormentoni sul ruolo dell’ENEA.

Il Paese sta vivendo una svolta nella transizione ecologica e nella emergenza climatica e anche l’Enea, come principale ente di ricerca e innovazione sul fronte energetico e ambientale, dovrebbe avere un significativo ruolo e riconoscimento. Un riconoscimento in primo luogo all’interno del PNRR che, pur prevedendo 80 miliardi in 5 anni per la transizione ecologica, tuttavia sembra prevedere solo briciole per la ricerca pubblica e l’innovazione tecnologica sempre più dipendente dall’estero e poco interessata a filiere produttive italiane.  Così, tanto per dirne una, si finanzieranno gli ascensori al 100% per la seconda casa, ma l’ENEA resta sottofinanziato al 60% del bilancio primario, stipendi e funzionamento. Si parla tanto della strategia della fusione, ma poi non c’è un riscontro sui finanziamenti. Il tutto con l’originale e ritrita teoria, da applicare però solo all’ENEA e unica tra i 22 enti di ricerca italiana, che in questo modo “pedagogico” i ricercatori ENEA avrebbero uno stimolo in più a darsi da fare per ritrovare fondi nel mercato nazionale e internazionale, così da auto pagarsi gli stipendi. I nostri ricercatori, e non solo, hanno dimostrato negli anni la loro capacità a reperire fondi esterni al COS, dovuta alle loro altissime competenze professionali, ma nel lungo periodo questo approccio “pedagogico” se è riuscito a salvare l’ente, scomodo per una parte della politica, sta facendo pagare un dazio eccessivo a danno anche dei laboratori lasciati, per mancanza di fondi, senza rinnovamento delle attrezzature e senza tecnici che ci si rifiuta di assumere, rendendoli una rarità nell’ente e oggetto di poco decorose dispute tra dipartimenti.

Tutto questo con un turn over inferiore alle cessazioni. Il tutto con una criticità poco trasparente nelle nomine, non ultimi i metodi dell’affiancamento nelle responsabilità e negli interim come presupposto per prefigurare nomine future e la proroga sic e simpliciter di tutte le strutture per due anni, fatta prima dell’insediamento del nuovo Presidente senza alcun bilancio delle stesse, a conferma del principio finora utilizzato nelle valutazioni dell’ormai retorico “merito”: promozione garantita all’università e massima selezione alle elementari. Così si è bloccata anche l’attesa, da anni (ovviamente l’ENEA è arrivata ancora una volta ultima fra gli EPR, come sempre quando si tratta di personale), attivazione delle progressioni dei ricercatori/tecnologi, alla prima strumentale obiezione, mentre si continua col metodo di assegnazioni di incarichi di coordinamento senza trasparenza nel totale disinteresse dell’anticorruzione interna.

Abbiamo evidenziato che il primo incontro con il presidente avvenisse, per l’importanza, in presenza come già avviene in ambito governativo. Pur mantenendo la convinzione della necessità di una distinzione tra compiti di indirizzo e gestione, che supererebbe l’anomalia unica per l’ENEA e che riproporremo, riteniamo che essendo al momento il Presidente anche Direttore Generale proprio in questo ruolo debba assumere da oggi direttamente la gestione del tavolo con le OO.SS dando autorevolezza e non incertezza su quanto evolve nel confronto. D’altra parte la situazione attuale delle relazioni, per la CGIL insoddisfacenti, era nata da incomprensioni tra le parti, sfociate anche in un clima deteriorato, persino minaccioso, che ci si augura venga superato con relazioni proficue.  

Ovviamente al primo punto vi deve essere il progressivo rientro nella pienezza delle attività. Molti aspetti dipenderanno dalle prossime decisioni governative. Tuttavia al momento registriamo che questa gradualità avviene senza consultazione con le OO.SS e le RSU, in modo confuso e riflettendo la separazione tra dipartimenti e datori di lavoro, istituita come se l’ENEA fosse una Holding e come se l’interdisciplinarità non fosse un valore storico dell’ente. Occorre quindi aggiornare le norme di sicurezza che pur previste non risultano essere state applicate con rigore, con i casi Covid che continuano ad evidenziarsi nei centri laziali.  

Ma occorre anche riattivare i servizi aziendali, che sembrano essere l’ultima delle attenzioni. È bene precisare che la mensa, oltre ad essere un servizio aziendale, è un diritto contrattuale, consolidato anche nelle norme di ingresso negli EPR. È un servizio aziendale che non può essere né esternalizzato né monetizzato. Per dividere il personale, dopo anni si è acquisito un ticket da 7 euro proprio al fine di avere una mensa dignitosa, ora si è inventato e sponsorizzato persino la sua monetizzazione, suggerendo referendum divisivi che magari potrebbero essere accettati, pur essendo materia contrattuale, solo se si legittimassero referendum anche su altri temi, per esempio sul complesso della gestione dei centri o magari sull’ipotesi astrusa che sta girando di due vicedirettori generali!

Quindi servizi aziendali da ripristinare. Per un ente che dovrebbe avere anche la sostenibilità sociale come priorità pare inverosimile che la prima misura post Covid sia il licenziamento di fatto del personale delle mense aziendali attraverso l’esternalizzazione del servizio o la sua monetizzazione. Il Presidente Draghi si è dichiarato solidale ad alcune realtà che riaprono con minacce di occupazione. Non conosce ancora quelle che potrebbero profilarsi incredibilmente in ENEA senza iniziative tempestive ed opportune!

Peraltro vi sono molte altre iniziative necessarie alla ripresa: lo spazio per consumare i pasti è stato autorizzato solo in alcuni centri; le manutenzioni straordinarie dopo essere state oggetto di confronto sono scomparse dai tavoli; il rimborso degli abbonamenti; la richiesta che i servizi pubblici di trasporto effettuino le fermate ordinarie anche nei pressi dei centri di ENEA, come centri di sicura importanza nei territori.

Si tratta di dare una risposta precisa sull’articolo 15, confermando l’intesa che si era raggiunta ma che si è voluta sospendere alla prima obiezione di chi vuole bypassare il diritto primario dell’art 15: ”Il diritto ad essere valutato se in una situazione di anomale permanenze”. E vi sono esperienze mai valutate da 20 anni che si vorrebbero annullare a scapito di valutazioni per il solo ultimo anno di attività, si vorrebbero ripristinare lotterie della discrezionalità dei responsabili o dei colloqui a scapito della valutazione di titoli e esperienza oggettivamente cumulata negli anni, anche a vantaggio della produttività complessiva dell’ENEA.

Poi ovviamente c’è il discorso delle bacheche sindacali, cioè delle prerogative sindacali che restano in attesa da tempo. Così come un aggiornamento sulle assunzioni in corso e programmate, sui residui del fondo assistenziale, su nuove regole sulla mobilità del personale, sull’applicazione dell’indennità tecniche.

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