Dopo mesi di mobilitazione, il Ministero dell’Università e Ricerca ha chiarito che – riguardo all’Avviso “AIM: Attraction and International Mobility”, del PON Ricerca e Innovazione, Linea 1 (Mobilità dei ricercatori) – il periodo da svolgere all’estero (non meno di 6 mesi) può essere effettuato dai ricercatori anche in modalità smart working, previo accordo tra l’Ateneo beneficiario e l’Ente estero.
Conseguentemente il periodo in smart working:
- sarà riconosciuto come attività all’estero e conteggiato come tale anche per il raggiungimento del periodo minimo previsto dagli Avvisi PON;
- sarà rendicontabile;
- sarà associato l’Unità di Costo Standard relativo ai periodi svolti in Italia con diminuzione del finanziamento complessivamente concesso.
L’attività all’estero potrà essere resa in regime di smart working previa valutazione da parte dei referenti di ateneo che dovranno attestare che tale modalità non intacchi gli obiettivi perseguiti nella proposta finanziata. Allegata alla nota vi è un documento da restituire alla Direzione Generale per il coordinamento e la valorizzazione della ricerca e dei suoi risultati via PEC all’indirizzo dgric@postacert.istruzione.it, entro 12 giorni lavorativi (ossia entro il 16 dicembre 2020).
Nella nota ministeriale si anticipa che si procederà ad una modifica/integrazione alla sezione dedicata alla rendicontazione sulla piattaforma Cineca.
Come è noto, l’Autorità di Gestione (AdG) del Programma Operativo Nazionale “Ricerca e Innovazione 2014-2020”, dava attuazione all’Azione I.2 “Mobilità dei Ricercatori” nell’ambito dell’ASSE I del PON Ricerca & Innovazione (R&I 2014-2020). L’intervento riguarda gli atenei statali e non statali aventi sede amministrativa ed operativa nelle regioni in ritardo di sviluppo (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) o nelle regioni in transizione (Abruzzo, Molise, Sardegna) e prevede due Linee:
- Linea 1 (Mobilità dei ricercatori): sostegno alla contrattualizzazione come ricercatori a tempo determinato di tipo A di soggetti in possesso del titolo di dottore di ricerca conseguito da non più di quattro anni, da indirizzare alla mobilità internazionale.
- Linea 2 (Attrazione dei ricercatori): sostegno alla contrattualizzazione, come ricercatori a tempo determinato di tipo A di soggetti in possesso del titolo di dottore di ricerca conseguito da non più di otto anni, operanti presso atenei/enti di ricerca/imprese fuori dalle Regioni obiettivo del PON R&I 2014-2020 o anche all’estero, con esperienza almeno biennale presso tali strutture, riferibile alla partecipazione o alla conduzione tecnico-scientifica di programmi e/o progetti di ricerca; gestione diretta (o alla relativa assistenza) nelle fasi di predisposizione, di organizzazione, di monitoraggio e di valutazione dei programmi/progetti di ricerca.
La linea 1 prevedeva per la validità dei progetti finanziati l’effettuazione di un periodo di almeno 6 mesi all’estero.
Si tratta del primo grande e visibile risultato della mobilitazione sostenuta dalla FLC CGIL e culminata in una grande assemblea nazionale svoltasi in rete il 9 novembre scorso.
Durante il dibattito era emerso come, a causa dell’insorgenza della seconda ondata pandemica che sta investendo diversi paesi, si siano accentuate le difficoltà per le ricercatrici e i ricercatori PON AIM di trascorrere in sedi estera il periodo minimo di 6 mesi previsto in principio nei progetti. Le università e gli istituti di ricerca in tutto il modo stanno imponendo dei vincoli sempre più stringenti per i visiting researchers, rendendo spesso le trasferte inefficaci dal punto di vista scientifico se non del tutto impossibili dato che in alcuni casi gli enti ospitanti non hanno concesso affatto autorizzazioni di accesso.
È necessario ora modificare in più punti il disciplinare dell’avviso. Ad esempio non sono accettabili le disposizioni che consentono l’eventuale rivalersi sull’intero pacchetto stipendi del ricercatore qualora la realizzazione dei vari progetti di ricerca non sia in linea con i vincoli imposti nel bando e le università siano costrette a restituire il finanziamento ricevuto dal MUR. Si tratta di una clausola vessatoria e, per certi aspetti, incostituzionale, che penalizza oltremodo i ricercatori in questa particolare situazione di crisi pandemica. Deve essere estesa anche ai ricercatori della Linea 2 la possibilità di utilizzare lo smart working.
Anche su questi come su altri aspetti le ricercatrici e i ricercatori PON AIM, assieme all’FLC CGIL, chiedono un intervento urgente del MUR e sono disponibili a presenziare ad un tavolo tecnico, di cui chiedono l’immediata convocazione da parte del MUR stesso, al fine di giungere nell’immediatezza alla risoluzione delle problematiche esposte.