Il risultato delle elezioni RSU nei settori della conoscenza rappresenta per noi una duplice vittoria. In primo luogo, l’altissima partecipazione al voto è un’affermazione della democrazia reale e partecipata. Lo diciamo senza retorica. Dopo due anni di pandemia non era scontato che si riuscisse a riattivare quella partecipazione che ha sempre caratterizzato le elezioni delle Rappresentanze Sindacali Unitarie. Anzi, qualcuno ci aveva anche scommesso.
Non è andata così.
La CGIL, più di qualunque altra sigla, ha creduto nel voto, nella attiva presa di parola delle lavoratrici e dei lavoratori, e ha difeso questo fondamentale appuntamento. Centralità del lavoro, prerogative di cittadinanza, partecipazione alla vita politica sono infatti strettamente connessi. Se il timore di perdere il lavoro o se la percezione della fragilità delle condizioni in cui lo si esercita dominano su tutto, se la voce non viene ascoltata, se la solidarietà viene meno, allora si spezzano i legami sociali. La crisi della democrazia è generata anche dalla perdita di valore della partecipazione, e ciò dipende dalla progressiva perdita di valore del lavoro. Per ricostruire la partecipazione democratica dobbiamo ridare certezza e valore al lavoro partendo dal protagonismo nei luoghi di lavoro. Perché davvero noi crediamo che senza democrazia nel lavoro non ci possa essere democrazia nel paese. Sappiamo bene, tuttavia, che il lavoro è scomparso dall’agenda politica del nostro Paese, e la precarietà continua a dilagare, a partire da quella di Stato, come drammaticamente mostrano i recenti dati Istat sui contratti (il 39,3% con un mese di validità o addirittura meno di un mese).
Per questo abbiamo difeso il voto, consapevoli che alla crisi della democrazia, testimoniata dalla sempre più bassa affluenza in tutte le elezioni, dalle comunali alle politiche, dal senso di sfiducia delle lavoratrici e dei lavoratori nei confronti della possibilità di cambiare le cose, si risponde solo riprendendo la parola, organizzandosi dal basso, riconquistando spazi di partecipazione e azione diretta. L’appuntamento così densamente partecipato del voto alle Rsu dei lavoratori pubblici rafforza la richiesta della CGIL di estendere anche nei settori privati questo modello di rappresentanza e di misurazione della rappresentatività.
L’altra vittoria è quella della FLC CGIL che nel comparto Istruzione e Ricerca conferma il primato assoluto e aumenta i consensi sia in termini assoluti di voti ricevuti che in termini percentuali. Siamo il primo sindacato in tutti i settori e il consenso ottenuto in termini di voti è ancora una volta molto superiore al numero degli iscritti che continuano ad aumentare in modo significativo anche quest’anno, rafforzando un dato storico e costitutivo del nostro essere sindacato inclusivo e con visione del futuro. A scrutinio ormai ultimato la FLC Cgil supera la soglia dei 260 mila voti validi incrementando rispetto alla tornata elettorale del 2018 di quasi 20 mila voti e staccando il secondo di ben oltre 30 mila voti. Oltre che a livello nazionale, la FLC cresce nella stragrande maggioranza delle regioni e dei territori raggiungendo punte del 41% in Emilia Romagna, 40% in Molise, 38,5% in Toscana. Torniamo ad essere il primo sindacato in Lombardia. Aumentiamo inoltre, anche in maniera consistente, il consenso in: Basilicata, Friuli VG, Liguria, Puglia, Sicilia e Umbria, dove continuiamo ad essere primo sindacato. Confermiamo la nostra forza e il nostro primato in Lazio e in Veneto. Cresciamo fortemente in Abruzzo, in Campania, nelle Marche – dove per un soffio non conquistiamo uno storico primato – e in Sardegna. Torniamo a crescere a Napoli, Cagliari, Milano e nella maggioranza delle grandi città. Si conferma la nostra forza in Piemonte. Grande è stato l’impegno delle compagne e dei compagni della Calabria.
Nelle università si conseguono risultati straordinari con punte del 70% in diversi Atenei riconquistando il primato a La Sapienza, così come negli Enti di Ricerca dove superiamo il 36% dei consensi crescendo ulteriormente anche al CNR, all’INAF, all’INFN, dove già avevamo risultati altissimi.
Confermiamo il primato nell’alta formazione artistica e musicale (AFAM) e nelle principali istituzioni, con punte elevatissime a Roma, Venezia e negli istituti musicali in corso di statizzazione.
Siamo quindi il più forte sindacato dei settori della conoscenza e sentiamo ancora di più questa responsabilità. Mai come in questa campagna elettorale abbiamo chiesto infatti di votare per una idea di sindacato.
Lo avevamo detto nei giorni più bui della pandemia e lo ribadiamo oggi di fronte ad una guerra che viene ogni giorno alimentata piuttosto che arginata. Perché le cose possano andare meglio servirà un cambiamento profondo del nostro modello sociale, del nostro modello di consumo, del nostro modello di sviluppo, del nostro modo di pensare e immaginare una vita futura. Le vere riforme del nostro Paese, da quella della sanità a quelle della scuola democratica, della media unificata, del tempo pieno, degli organi collegiali; le riforme che attuavano la nostra carta costituzionale e i diritti fondamentali sociali e civili, sono arrivate perché c’è stato un grande movimento dal basso e una intensa stagione di partecipazione.
Questa è la sfida. Certamente sarà necessario l’impegno di tutte e tutti.
Per questo desidero ringraziare di cuore tutte le lavoratrici e i lavoratori della conoscenza che hanno accettato di candidarsi nelle liste della FLC CGIL per le elezioni delle RSU del 5, 6 e 7 aprile 2022 e tutti coloro che con il loro voto le hanno sostenute. Ringrazio le RSU uscenti per l’intensa attività svolta negli anni scorsi, che ha permesso alla nostra organizzazione di poter contare su una rete estesa di rappresentanti sui posti di lavoro, in grado d’esercitare la contrattazione in una delle fasi più drammatiche della storia repubblicana.
Esprimo una grande gratitudine per le RSU elette: vi garantiremo un supporto forte, convinto e continuo nel tempo, al fine di rendervi sempre più protagonisti nei luoghi di lavoro attraverso la valorizzazione della contrattazione decentrata e dando sempre più forza a un nuovo modello di sindacato come soggetto che nasce dal basso e che ha come quadro valoriale, la democrazia, l’autonomia e la partecipazione.
Infine, grazie alle compagne e ai compagni della FLC CGIL, di tutte le strutture, di tutti i settori, che hanno determinato questo straordinario risultato.
I lavoratori hanno premiato la coerenza delle politiche e dell’azione sindacale, il rigore nella difesa dei diritti, l’impegno a fianco dei precari, la lotta contro i tentativi di smantellare il sistema pubblico di istruzione e formazione e la ricerca pubblica, la lotta per la pace e contro il riarmo.
La fiducia accordata richiede una grande responsabilità, in vista dell’avvio delle trattative per il rinnovo del contratto di comparto e, soprattutto, la consapevolezza della drammatica questione salariale che pesa su tante lavoratrici e tanti lavoratori dei nostri settori a causa di due anni di pandemia e per le conseguenze determinate dalla guerra.
Scrive Paulo Freire in Pedagogia degli oppressi: “La realtà sociale oggettiva non esiste per caso, ma come prodotto dell’azione degli uomini; non si trasforma per caso”.
Ecco, siamo qui per cambiarla, tutte e tutti insieme.
Al lavoro e alla lotta, per la pace prima di tutto!
Il Segretario generale
Francesco Sinopoli