NON C’E’ PIU’ TEMPO, L’UNIVERSITA’ HA BISOGNO DI SCELTE CONCRETE

Nella giornata del 26 marzo 2019, abbiamo avuto un confronto al Miur con il Viceministro Lorenzo Fioramonti, su richiesta dello stesso, per approfondimenti e chiarimenti rispetto al suo decalogo di proposte sull’università, a seguito anche del nostro comunicato stampa a riguardo.
Nell’incontro abbiamo fatto presente che all’interno del percorso della piattaforma di rivendicazione “Perchè Noi No? Ricercatori Determinati” abbiamo auspicato un intervento strutturale economico e di revisione delle norme al fine di costruire un sistema di reclutamento ordinato e ciclico che assorba il precariato storico, unitamente ad una riforma del pre-ruolo che agganci le giovani generazioni al percorso professionale di ricerca accademica, sbloccando il turn over e recuperando un gap storico nell’offerta formativa e diritto allo studio.

Da quanto esposto dal Viceministro è emerso che a giugno sarà presentata in Parlamento una riforma del pre-ruolo e che parallelamente a ciò verrà proposto un piano di assorbimento del precariato, contando sul fatto che nella Legge di Stabilità 2020 c’è l’impegno, concordato con il premier Conte, sull’ormai famoso miliardo di euro sull’FFO. Ha specificato inoltre che c’è l’intenzione di snellire la procedura di valutazione dei criteri per il conseguimento dell’ASN attraverso una sorta di anagrafe dei ricercatori e che le procedure concorsuali a regime saranno per metà su scala nazionale e per l’altra metà attraverso i classici bandi concorsuali per ateneo. A riguardo abbiamo rappresentato la nostra perplessità circa le tempistiche e i numeri dell’assorbimento anche in rapporto a come la riforma del pre-ruolo debba prevedere intrecci normativi con gli attuali meccanismi di reclutamento e di aggancio alla tenure track, fermo restando che, abbiamo ribadito con forza, non si deve lasciare indietro nessuno degli attuali precari dell’università.

Abbiamo, inoltre, richiesto garanzie sui possibili tagli su diritto allo studio, ricerca e ffo ed, in particolare, l’utilizzo per il diritto allo studio dei fondi provenienti dai beni confiscati alle mafie. Su questo punto, la risposta è stata una presunta garanzia di nessun taglio sul diritto allo studio e dell’impegno anche sulle altre due voci. Ma il gioco della coperta corta non vale all’interno del sistema universitario, soprattutto considerata la fase in cui ci troviamo. Sul diritto allo studio, abbiamo richiesto l’apertura di un tavolo che definisca diritti e servizi garantiti su tutto il territorio nazionale, partendo dalle proposte che verranno dal questionario e campagna “Cara Università quanto ci costi?” e ponendo al centro l’accessibilità degli studi verso la gratuità dell’istruzione.
In risposta nulla di nuovo rispetto a quanto dichiarato attraverso la stampa.

In termini più generali, per quanto condivisibili alcune delle cose proposte e apprezzabile l’invito al confronto, abbiamo ribadito la necessità e l’urgenza di avere riscontri concreti, in considerazione del fatto che in questa prima fase il Governo non ha mantenuto quanto scritto nel contratto di governo e che non vi è stata alcuna inversione di tendenza sugli investimenti sull’università, anzi su alcune voci di spesa abbiamo riscontrato esattamente il contrario! Per di più rischiamo di assistere allo stesso film su un altro tema importante che riguarda la necessità di tutelare e finanziare l’intero sistema universitario e di non rincorrere e premiare le sole eccellenze: ci troviamo di infatti di fronte ad una azione del Governo che va nella direzione diametralmente opposta a quella pure indicata nel decalogo del Viceministro, poiché non v’è dubbio che con l’autonomia differenziata regionale le disparità già oggi esistenti tra gli atenei verranno ulteriormente accentuate, così come la condizione degli studenti che frequentano Atenei in Regioni diverse in materia di diritto allo studio, con il rischio concreto di assistere ad un vero e proprio smantellamento non solo del sistema universitario, ma dell’intero sistema unitario e pubblico dell’Istruzione e della Ricerca.

Abbiamo sottolineato anche altri temi rispetto ai quali sono evidenti le discordanze all’interno dell’azione di governo, come quello che riguarda la possibilità di trasformazione delle università pubbliche in fondazioni: nel decalogo del viceministro si afferma, giustamente, che questa possibilità debba scomparire dal panorama legislativo, mentre ancora nel ministero oggi c’è chi spinge nella direzione opposta, come sta a dimostrare il caso dell’Università G. D’Annunzio di Chieti-Pescara, dove il Senato Accademico, su proposta del Rettore, istituisce una commissione per valutare la fattibilità della sua privatizzazione mediante la trasformazione in fondazione ai sensi dell’art.16 del D.L. 112/2008 convertito con legge 133/2008.
La riunione è terminata con l’impegno a condividere in appositi incontri nel merito il progetto di legge sul pre-ruolo e gli altri interventi in materia di reclutamento e diritto allo studio.
FLC CGIL, ADI e LINK visto questo scenario, al momento esclusivamente fondato su ipotesi di lavoro ma senza ancora un quadro chiaro e un reale ed ufficiale impegno del Governo nel suo complesso, hanno deciso, in continuità con il percorso intrapreso nell’ottobre scorso, di lanciare nelle prossime settimane una campagna assembleare e una mobilitazione generale degli Studenti e dei Ricercatori Determinati, con la consapevolezza che la sola partecipazione e attivazione su scala nazionale di tutte le componenti dell’università possa portare ad un vero cambiamento e ad una vera inversione di tendenza.

FLC CGIL Nazionale
ADI – Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca in Italia
Link Coordinamento Universitario

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