Riprendiamo la lettera elaborata dall’FLC CGIL Nazionale, anche sul territorio romano come sindacato invieremo la lettera all’attenzione dei rettori. Sosteniamo la vertenza dei precari della ricerca, per il diritto alla stabilizzazione per tutti e tutte.
In una lettera aperta ai Rettori delle Università la FLC CGIL spiega i termini della vertenza messa in campo sui ricercatori precari.
L’FLC CGIL da anni si occupa delle condizioni materiali di chi vive la precarietà come cifra strutturale nelle università. In questo ultimo anno e mezzo in particolare, con la Campagna “Perché Noi No? Stesso Lavoro. Stessi Diritti. Ricercatori Determinati” l’FLC CGIL ha lanciato nel dibattito pubblico, insieme all’ADI, un campo di proposte su reclutamento ordinato e ciclico, pre-ruolo unico e un finanziamento di almeno un miliardo e mezzo per recuperare il gap con i partner europei nell’investimento sul sistema universitario.
Nelle more di queste proposte, l’FLC CGIL ritiene che le norme attuali non siano funzionali ad un sistema di reclutamento adeguato alle sfide della ricerca e dell’innovazione, nonché alle esigenze didattiche degli atenei.
Con la legge 240/2010 sono state introdotte nuovi profili di pre-ruolo e ciò ha determinato l’accelerazione di lunghe biografie di contratti a termine che, in assenza di finanziamenti necessari, molto spesso si trasformano in contratti poveri, parasubordinati senza alcun limite temporale.
L’assenza dei precari della ricerca e della didattica dell’università nell’applicazione dell’articolo 20 commi 1 e 2 del Decreto 25/2017, ha amplificato una diversità di trattamento e riconoscimento nei confronti dei ricercatori precari degli atenei a dispetto di colleghi di altri settori della PA, spesso con medesime mansioni e profili contrattuali.
Nell’aprile 2019 il Tar del Lazio per la prima volta ha emanato un’ordinanza (n.4336) con cui interviene giudicando ostative ad un percorso di stabilizzazione per gli RTDA pieno e fruibile la legge 240/2010, la mancata applicazione della Direttiva Comunitaria da parte dell’Italia nel settore specifico, rimettendo tali questioni in Corte di Giustizia Europa.
L’FLC CGIL ha chiesto, insieme alla CGIL Nazionale di intervenire nel procedimento in questione ed il Tar Lazio ha accolto l’istanza legittimando la partecipazione attiva alla discussione che si terrà in Corte di Giustizia. Inoltre, si evidenzia che sono state depositate le osservazioni scritte presso la Corte di Lussemburgo in cui sono stati portati esempi pratici inerenti la precarietà in ambito universitario.
Analogamente, la FLC CGIL ha ritenuto opportuno avviare un ricorso al Comitato Europeo dei Diritti Sociali, finalizzato a mettere in luce la inadeguatezza del sistema che disciplina il reclutamento degli assegnisti di ricerca e che costringe le università a muoversi entro limiti ristretti che impediscono la stabilizzazione del personale precario. A tal fine si allegheranno anche alcune istanze degli interessati per fornire esempi pratici di quanto si andrà a sostenere.
Entrambe le iniziative, unitamente alla contrattazione e alla costruzione di un movimento d’opinione largo, hanno l’obiettivo di sbloccare la situazione, di estendere il diritto ad una procedura di stabilizzazione per tutti coloro che da anni sostengono con la propria attività settori importanti di docenza e ricerca e nel contempo di richiedere un investimento strutturale che darebbe il giusto respiro agli atenei per poter assicurare una concorsualità adeguata alle esigenze e non più con il contagocce.
Per quanto sopra esposto siamo certi che emerga con chiarezza che l’attività vertenziale posta in atto dalla FLC CGIL, seppur formalmente individui in alcuni passaggi come “controparte” l’amministrazione universitaria, risulti rivolta esclusivamente a tutelare i lavoratori precari e con loro tutto il sistema universitario che in questi anni è stato oggetto di interventi normativi ed economici che lo hanno fortemente indebolito e penalizzato.